Di Giorgio De Zorzi
All’interno del Chiostro, sul lato ovest, si accede alla Biblioteca del Convento, intitolata a fra Paolo Sarpi (Venezia 1552–1623), religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, che fu teologo, storico e scienziato.
La Biblioteca fu fondata alla fine del Quattrocento, subito dopo l’arrivo dei Servi a Udine nel 1479. Questo perchè sappiamo dalle costituzioni dei Servi, che per il monaco servita era obbligatorio richiedere, quotidianamente e ad un’ora stabilita, un testo in lettura.
Bisogna aspettare però circa centovent’anni per avere notizie certe sulla biblioteca. La prima catalogazione dei libri presenti sarà realizzata per ottemperare alle indicazioni della Congregazione dell’Indice. Il Concilio di Trento (1545-1563) istituì l’Indice dei libri proibiti voluto e promulgato nel 1559 da papa Paolo IV. Considerato troppo severo, nel 1564 Pio IV incaricò dei Vescovi di redigere una nuova edizione più morbida. Il successore Pio V però, che aveva contribuito alla redazione della prima versione, volle ritornare ad una forma più rigida di controllo sulle opere di stampa: nel 1567 vietò i libri in volgare e nel 1571 istituì la Congregazione dell’Indice. Nel 1596 venne infine promulgato l’indice Clementino, che mantenne il divieto per le opere in volgare.
La questione interessò molto da vicino la diocesi di Aquileia, essendo posta in territori in cui avveniva il contatto tra la riforma luterana e quella cattolica. Basti dire che al divieto papale di stampare opere in volgare, a Francoforte nel 1593 si rispose con la stampa del Padre Nostro in quaranta lingue tra cui il friulano, segno evidente di come il Friuli fosse terra in cui le due riforme si scontravano concretamente.
Così, nel 1599, all’ordine della Congregazione a tutte le biblioteche di compilare un elenco delle opere presenti e dei libri proibiti entro il giorno della natività di San Giovanni Battista (24 giugno 1600), i serviti si mettono al lavoro con molto zelo, consci che qui il risultato del loro lavoro sarebbe stato esaminato con severità. Otteniamo quindi un inventario completo e assai preciso, datato 4 novembre 1599 e redatto dal priore fra Camillo Forti da Brescia con l’aiuto di fra Antonio da Corneto di Vicenza, dei 176 volumi che costituivano la biblioteca. Considerato che alcuni volumi raccoglievano più opere, i titoli presenti sono tra i 185 e 190. Oggi dell’inventario ne abbiamo una copia nel cod. 11270 della Biblioteca Vaticana, ai numeri 320r-323v. Invece al n. 176rv del medesimo codice si trova l’elenco della biblioteca personale del priore del convento di Udine.
La biblioteca originaria era quindi costituita da manoscritti, da alcuni codici e da libri vari, tra cui il rilevante numero di 31 incunaboli (circa un quinto dei titoli presenti) che certamente potevano essere di più, considerando che vennero inventariati anche diversi scritti privi di referenze tipografiche. Da notare inoltre come queste edizioni quattrocentesche presentino alcuni titoli sconosciuti, non presenti nell’IGI (Indice Generale degli Incunaboli delle Biblioteche d’Italia) né nel catalogo della British Library. Possiamo inoltre affermare che la consistenza originale della biblioteca era assai maggiore, visto che l’elenco è stato fatto sicuramente dopo che questa fu purgata dai libri proibiti.
Lo zelo dell’estensore era sicuramente opportuno: negli anni 1600-1604 assistiamo ad un’impennata del numero di processi dell’Inquisizione nella sola Udine, una decina all’anno in media, che rappresenta più del doppio di quelli degli anni precedenti, oltre ad assumere rilevanza quantitativa l’accusa di detenzione e lettura di libri proibiti, poco frequente negli anni precedenti e seguenti a questo periodo. Indiziati di tale reato, in particolare a Udine, furono più che altro nobili e uomini di lettere e di legge. Bisogna tener presente che comunque un libro all’epoca era un oggetto di un certo valore, in alcuni casi considerevole e che quindi consegnarlo all’Inquisizione o distruggerlo perché inserito nelle liste dell’Indice non era cosa che si faceva a cuor leggero: la tentazione di occultarlo era quindi assai forte.
La Biblioteca fu più volte ricostruita ed ampliata. Nel 1727 il conte Giovanni Gorgo lasciò in eredità ad essa la propria grande collezione di libri, fissando anche le modalità di prestito. Con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi del 1806, quei libri vennero restituiti alla famiglia Gorgo che poi, agli inizi del Novecento, saranno rubati da un servo infedele.
Nel 1905 fu parzialmente aperta al pubblico e ulteriormente incrementata dal 1923, con il ritorno dei Servi di Maria. È attualmente ricca di circa 35.000 volumi, tra i quali si annoverano diverse cinquecentine, codici e antifonari. La Biblioteca comprende anche una raccolta di stampe e manoscritti. Si sta procedendo alla catalogazione di tutte le sezioni e all’informatizzazione del catalogo dei libri. Si possono consultare libri, riviste e fermarsi per lo studio.
Attualmente è aperta al pubblico ogni lunedì feriale dalle ore 15.30 alle 18.30.
Per contatti: bibliobvdgudine@yahoo.it
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