Il nostro Ordine di Servi di Maria, senza venir meno alla contemplazione della Vergine nel suo mistero complessivo, è stato nei secoli il grande propagatore e sostenitore della devozione all’Addolorata. Per primo ha ottenuto di poter celebrare la memoria dei dolori di Maria (il 9 agosto 1692 papa Innocenzo XII, ratificando un decreto emesso il 2 agosto precedente dalla Congregazione dei Riti, concedeva ai frati e alle suore dell’Ordine dei Servi la facoltà di celebrare la festa dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre), per primo ha ottenuto di poter diffondere la devozione in tutto il mondo, anche attraverso movimenti, confraternite e congregazioni religiose ad esso collegate. In Friuli, in Istria e in tutta la Dalmazia la devozione all’Addolorata è stata diffusa attraverso i nostri conventi e i nostri frati.
Sensibili al dolore della Madre, sensibili al dolore del discepolo, ma centrati soprattutto sul Figlio che muore sul Calvario per tutti noi, non abbiamo mai enfatizzato od esaltato il dolore e la morte, ma abbiamo cercato di comprendere, di condividere e partecipare, di dare significati e senso ad ogni forma di dolore e di morte. Abbiamo sempre sostenuto che alla sapienza della Croce si arriva anche attraverso la meditazione della figura di Maria ai piedi della Croce e negli altri momenti dolorosi della sua vita. I sette dolori dicono la totalità delle possibilità del dolore e della morte.
Così i nostri conventi sono diventati santuari di consolazione per coloro che vivono i dolori e le angosce della vita e della morte, umane e spirituali.
Più che l’aspetto umano del dolore, sempre importante comunque, vorrei sottolineare in questa occasione gli aspetti spirituali.
Anche lo spirito soffre e muore, anche i progetti di Dio soffrono e patiscono difficoltà, anche la misericordia di Dio ha bisogno della solidarietà umana che passa attraverso la partecipazione al dolore.
Da questo punto di vista vorrei che venisse meditata la figura di Maria addolorata in questo mese che dedichiamo a Lei.
Maria Addolorata è in tutto solidale ai disegni di Dio. Lei è la Madre della Misericordia in quanto madre di Gesù, volto della misericordia di Dio. Per questo è stata accanto a Gesù, sempre partecipe della manifestazione della misericordia di Dio; per questo è accanto a Gesù a sollecitare il suo intervento quando la festa dell’uomo sta per finire, quando a Cana di Galilea la festa dell’uomo stava per terminare male; per questo è sotto la Croce a raccogliere il testamento spirituale di suo Figlio, per questo accoglie il discepolo ed è da lui accolta. I suoi sentimenti di Madre sono secondari rispetto a tutto questo, rispetto al progetto di Dio, per questo i Vangeli non ci dicono cosa provò accanto a suo Figlio in croce, ma ci dicono che cosa suo Figlio le chiede.
Sotto la Croce Maria è colei che sta accanto al Figlio che compie la volontà del Padre, sa che questo è ciò che conta di più, più di qualsiasi altro ragionamento umano, più di qualsiasi sentimento materno, più di qualsiasi sofferenza.
La sensibilità materna, pur di altissimo livello, viene dopo, è secondaria rispetto alla volontà di Dio. È più importante vivere la volontà di Dio piuttosto che i propri sentimenti.
Maria sa che la misericordia divina si compie in quel momento e che la sua sofferenza è unita a quella di Dio: anche lei vive la sua passione, anche lei partecipa alla passione del figlio.
La sua presenza accanto alla croce del Figlio è insieme profondamente umana e spirituale. Ci dice che la sofferenza e la morte dell’uomo ha sempre un significato divino, come la vita. Ci dice che la misericordia divina si rende presente anche mediante la misericordia umana.
Capire il dolore, la sofferenza e la morte non solo come momenti della vita biologica o sociale, ma anche come momento altamente spirituale e divino, diventa importante per capire il nostro ruolo e impegno nel momento redentivo: Gesù compie il mistero della redenzione, e allo stesso tempo l’umanità, rappresentata da sua Madre e dal discepolo che lui amava, partecipa dello stesso mistero. L’umanità redenta è accanto all’umanità di Dio che compie il mistero della redenzione. Non sono due momenti separati.
Per questo, se siamo accanto alla Croce di Gesù, siamo compartecipi di un medesimo itinerario di fede, e potremo accompagnare i nostri fratelli e sorelle sulla via del loro Calvario: con gesti di delicatezza (come la Veronica), o portando il loro peso (come il Cireneo). Siamo infatti convinti che ciascuno abbia il compito di portare la propria croce fino al Calvario, passo necessario per partecipare alla resurrezione di Cristo.
Se riesco a piantare la mia croce accanto a quella di Gesù Cristo, sarò accanto a Gesù anche nella Resurrezione.
Per questo porto la croce, non perché sia bello, non perché la sofferenza nella vita sia qualche cosa che fa piacere: assolutamente no. Ma perché voglio partecipare alla Resurrezione di Cristo.
Per questo siamo devoti della Vergine Addolorata, perché ci ha indicato che è la via per seguire veramente suo Figlio.
p. Cristiano
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