Lc 4,1-13
Gesù ebbe fame, e fu tentato, come qualsiasi altro uomo, tentato anche nella sua divinità. Nel deserto della vita, simboleggiata nei 40 giorni, ha fame lui come abbiamo fame tutti noi: di che cosa? Fame di autenticità umana e di autenticità divina. Con che cosa soddisfare tale fame? Come far sì che l’uomo e Dio che sono in lui siano autentici e soddisfatti nella loro fame?
Abbiamo proposte alternative e contrapposte espresse mediante il diavolo e lo Spirito.
Lo Spirito è presente per proporre novità, un completamento tra uomo e Dio, il diavolo invece lavora perché tutto rimanga immutato, perché l’uomo sia sempre schiavo di se stesso e dei suoi istinti. L’uomo rimanga creatura senza spirito, questo l’obiettivo del diavolo.
La prima offerta del diavolo è un pane che non soddisfa ogni forma di fame. Gesù glielo ricorda chiaramente. La Parola di Dio come pane per ogni fame è la proposta dello Spirito.
Il diavolo capisce che la sua proposta è troppo povera, e allora propone il potere. Il potere dà un più alto grado di soddisfazione alle forme istintive di fame dell’uomo.
Il potere potrebbe essere la vera fonte di soddisfazione a ogni forma di fame. Chi ha potere ha tutto, si dice. Dovrebbe soddisfare anche l’uomo più esigente, dovrebbe colmare gli istinti più forti.
A volte gli fa credere di essere addirittura simile a Dio. C’è sempre qualche uomo che ci casca, che crede di essere Dio.
Ma è più vero, grande e soddisfacente il servizio all’uomo oppure il rendere l’uomo schiavo di se stessi? E’ veramente libero l’uomo di potere, o è schiavo del suo stesso potere?
Cosa proporre allora all’uomo? Se il pane non basta, se il potere non basta, cosa esiste di più grande da far sì che persino Dio obbedisca alla nostra volontà? Questo sì potrebbe essere una risposta ai più grandi desideri dell’uomo. Questa sembra al diavolo la proposta più allettante. A questa tentazione l’uomo non può dire di no. Infatti che bello se l’uomo ha un Dio che fa tutto quello che lui desidera.
Un Dio così sarebbe accettato da tutti e tutti sarebbero dei credenti, tutti potrebbero avere la stessa religione, o almeno così potrebbe sembrare.
Peccato che sia una tentazione, la più sottile, la più sofisticata, la tentazione delle anime che credono di essere padrone di Dio.
Gesù ha conosciuto queste tentazioni.
Ha conosciuto le tentazioni nella sua umanità e nella sua divinità.
La sostanza delle tentazioni sta nel fatto di rimuovere Dio, di farne a meno, di sostituirlo, di renderlo inutile, fastidioso, superfluo.
E’ più facile fare da soli, senza Dio:
da soli possiamo sfamare tutti i popoli affamati, basta ridistribuire i beni, basta la giustizia umana.
Dio lo possiamo ridurre a oggetto, come tante altre cose della vita, da usare quando serve, come un qualsiasi altro strumento umano, ma che si metta da parte quando non serve.
Meglio quando decidiamo noi se serve o non serve Dio e la religione.
Sono le tentazioni che ha avuto anche Gesù, le tentazioni che abbiamo tutti noi, sempre. Tre tentazioni che in fondo non sono altro che tre espressioni, tre modalità di una sola tentazione, una proposta che Satana fa alla libertà umana di Gesù. Il diavolo ha un solo obiettivo: convincere che si può fare senza Dio; optare per una vita che prescinda da Dio stesso. E’ questa l’intima natura di ogni tentazione.
Per vincere le tentazioni dobbiamo avere la capacità di rispondere come Gesù: con la coscienza che il pane, la terra non bastano; che la Parola di Dio è cibo fondante lo Spirito e ogni novità di Dio; che Dio non va né tentato né strumentalizzato, ma obbedito.
p. Cristiano
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