Gv 8,1-11
Testo che manca nei manoscritti più antichi, e che sembra più vicino al linguaggio di Luca che non a quello di Giovanni. Testo sconosciuto ai primi padri della Chiesa. E’ accolto tardi nel canone dei Vangeli, e si trova una volta nel vangelo di Luca, un’altra volta in quello di Giovanni, dove lo abbiamo ora.
Testo che non è secondo la normativa ebraica: una sentenza di morte poteva essere pronunziata solo dal sinedrio, e l’esecuzione spettava solo alle autorità romane. Che poi tale discussione avvenisse nel recinto del Tempio è certamente impensabile. Dobbiamo allora cercare i veri significati di questo testo. Forse dietro l’immagine dell’adulterio della donna si cela la profonda infedeltà a Dio di tutta l’umanità (P. Stefani). Sant’Agostino è di questa opinione: qui s’incontrano la «misera» e la «misericordia», l’umanità peccatrice e il perdono sconfinato di Dio.
Una donna presa in flagrante adulterio viene usata contro Gesù, presa e portata davanti a lui, oggetto di studio e di prova contro Gesù. Tutti si impossessano della vita e del destino di questa donna, specie per cercare di mettere in difficoltà Gesù. Solo l’incontro con Gesù le restituirà la dignità di persona.
Secondo la legge avrebbe dovuto essere lapidata (Dt 22,22-24; Lv 20,10; Nm 5,11-31), viene chiesto il parere a Gesù.
Interessante notare l’uso che i giudei fanno della legge e dei peccatori: per mettersi contro Dio?
La risposta di Gesù non può essere secondo le loro logiche, per questo viene scritta per terra, in silenzio. Una scrittura che potrà essere cancellata, dal vento o dall’acqua, ma sempre una scrittura tracciata dal dito di Dio come la prima Legge.
“La legge, infatti, fu scritta col dito di Dio, e fu scritta sulla pietra per significare la durezza dei loro cuori (cf. Es 31, 18). Ed ora il Signore scriveva in terra, perché cercava il frutto” (s. Agostino).
Solo dopo l’insistenza altrui dà una risposta: chi è senza peccato scagli la prima pietra! Risposta che non è semplicemente una applicazione della legge o una rilettura della legge. E’ una risposta nuova che mette tutti in crisi, che fa ripensare in termini di coscienza, che non riguarda solo la donna, ma ciascuno degli accusatori, ciascuno di questi giustizieri che usano la legge per gli altri senza che si sentano mai direttamente chiamati in causa. Fino a che Gesù non li obbliga a un ripensamento.
Anche il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo non si era mai messo in discussione.
Invece nessuno è senza peccato. Gli anziani sembrano fare meno fatica dei giovani a riconoscere di essere peccatori, se ne vanno per primi forse per questo. I giovani sono meno autocritici, o forse più orgogliosi, o forse meno coscienti? Comunque tutti si riconoscono peccatori. Questo è quello che conta. Questo è quanto vuole Dio, vuole la vita di tutti.
Rimane solo Gesù, perché solo lui è senza peccato, e solo lui può liberare la donna e restituirla alla vita.
La donna non ha cercato Dio, aveva cercato solo l’uomo, e invece è stata trovata da Dio. Non era arrivata da Gesù mossa da conversione, era stata forzata all’incontro che avrebbe dovuto darle la morte. Non si è salvata, è stata salvata.
I suoi incontri con gli uomini erano stati di morte, l’incontro con Gesù è stato di ricupero di dignità e di ritorno alla vita. Il suo peccato rimane condannato, ma lei no.
E se non avesse peccato avrebbe incontrato Gesù? Non dovremmo pensare che nonostante il peccato rimane sempre una possibilità di luce e di salvezza? La più umiliante caduta rivela quello che siamo, ma può anche riattivare la sete di infinita vita divina (G.Vannucci), come nel caso del figliol prodigo. Forse anche per questo il Signore non condanna mai l’uomo, mentre condanna sempre i peccati.
La conversione più faticosa è stata quella degli accusatori, intenti a condannare gli altri invece di scrutare la propria vita.
“Prevaricatori della legge, esigevano l’osservanza della legge ricorrendo alla calunnia, non sinceramente, come fa chi condanna l’adulterio con l’esempio della castità” (s. Agostino).
Accusatori dimentichi che l’autore e custode della Legge è Dio.
Certo la situazione di peccato della donna è evidente, non ci sono scusanti.
Ma il passato di una persona esaurisce tutta la sua realtà?
“Non definisce tutto quello che sei. Tu sei più del tuo passato” (L.Pozzoli)
E’ allora bene lapidare la donna, darle la morte? oppure è bene certamente migliore salvarla?
Gesù rivela che Dio si abbassa su ogni forma di miseria umana, che si salvano tutti i peccatori che si lasciano salvare. Gesù che ci dice che la salvezza non è una questione di meriti o di bravura personale, o di giustizia. Ma è semplicemente un dono di Dio offerto attraverso Gesù.
Per questo diciamo che tutti i santi sono dei peccatori salvati! Per questo tutti i peccatori, tutti noi, facciamo parte della comunione dei santi.
p. Cristiano
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