Ancora una volta mi sto chiedendo, sollecitato dei misteri celebrati in questi giorni, cosa significhi credere nella risurrezione di Cristo dalla morte. Non che non lo sappia, ma c’è sempre bisogno di approfondimento.
Cosa intendiamo quando diciamo: proclamiamo la tua risurrezione?
Sappiamo che è una verità fondamentale della nostra fede in Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana, trasmessa e predicata dalla Chiesa di sempre.
Sappiamo che è un fatto testimoniato, sappiamo che come evento reale è stato accessibile ai primi testimoni, sappiamo che il sepolcro vuoto è il segno della grande speranza per tutti noi, la speranza della nostra risurrezione.
Ma si tratta di un evento accessibile a chiunque e in ogni tempo?
I Vangeli ci raccontano dell’esperienza di risurrezione fatta dagli apostoli, dai discepoli e dalle donne.
Quale esperienza di risurrezione è possibile per noi che viviamo così distanti dai fatti narrati nei testi sacri? Come incontriamo e riconosciamo Gesù risorto? La nostra vita ha degli aspetti di risurrezione o, a guardarla con semplici occhi dell’uomo, appare un percorso attraversato solo dalla morte? Tutto nella vita umana sembra portare alla morte. Solo noi cristiani parliamo di risurrezione e di vittoria sulla morte. Cosa significa? E’ uno spostare il discorso della vita a dopo la morte, è un modo per esorcizzare la morte? Oppure è un desiderio di infinito e di divino? Oppure realmente è possibile fare esperienza di risurrezione anche durante il nostro cammino ordinario, nonostante il cammino di morte biologica sia drammaticamente tracciato?
In parole forse più semplici: ci sono segni o incontri di risurrezione nella nostra vita? Come vederli e coglierli? Come far sì che tali segni di risurrezione siano evidenti? E’ anche questo un cammino di vittoria sulla morte? Abbiamo
bisogno di esprimere in modo visibile e in qualche modo anticipato la nostra risurrezione? Sappiamo che per il momento, e in attesa della risurrezione finale, solo la risurrezione di Cristo è da considerare l’unica vera risurrezione. Anche il Papa Benedetto XVI si è posto le stesse domande: “Ma possiamo domandarci: qual è il senso profondo dell’evento della risurrezione di Gesù? Che cosa dice a noi a distanza di duemila anni? L’affermazione “Cristo è risorto” è attuale anche per noi? Perché la risurrezione è per lui e per noi oggi un tema così determinante?”(Benedetto XVI, udienza generale 5 novembre 2008).
Sappiamo anche che il solo e vero peccato è rimanere insensibili alla risurrezione, come diceva Isacco il Siro, uno dei padri della chiesa antica. Per tutto questo nel giorno di Pasqua possiamo misurare la fede del cristiano e discernere la sua capacità di sperare e comunicare a tutti gli uomini questa speranza (E. Bianchi). Turoldo diceva che è troppo bello credere a Pasqua, mentre è difficile credere il venerdì santo. Personalmente ho l’impressione che sia più facile credere alle passioni e alle morti che non alle resurrezioni.
Per questo possiamo dire che la fede cristiana nasce e si verifica il mattino di Pasqua.
Qualcuno riduce il significato della risurrezione a un impegno a liberare la vita da tutto ciò che porta segni di morte, ma corriamo il rischio di pensare a una risurrezione solo sociale e umana, dove il divino rimane al di fuori dell’esperienza. Eppure sono importanti anche i segni di vita semplicemente umani.
Certo Gesù ci propone vita, gioia, solidarietà, condivisione, fraternità, amore. Ci propone un progetto ricco di senso, ma è risurrezione questa? Credo non basti ancora.
La liberazione dalle logiche del possesso, del potere, degli istinti, non credo sia ancora risurrezione, ma semplicemente cammino verso la risurrezione.
Risurrezione significa anzitutto incontro con il risorto, con colui che ha aperto la via per una vita nuova. Non si tratta solo di un nuovo modello culturale da adottare. Si tratta della partecipazione alla vita di Dio, dopo essere passati come lui e con lui attraverso la passione e la morte. Si tratta di un incontro nuovo con il Signore, diverso da quelli che si avevano con lui prima della sua morte e risurrezione. C’è una nuova vita e una nuova realtà da scoprire, la vita secondo lo Spirito.
Solo così saremo coinvolti nella risurrezione, solo se coinvolti anche nella vita di Dio.
p. Cristiano
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