«Vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano» (Mt 9,17). Questo versetto si trova a conclusione della discussione tra i discepoli di Giovanni Battista che praticano il digiuno assieme ai farisei, e i discepoli di Gesù che non digiunano.
Nella discussione rimbalza il peso delle tradizioni d’Israele e farisaiche, da non intendersi “false”, piuttosto “chiuse e sorpassate” nella nuova visione, vino nuovo appunto, del rapporto dell’uomo con Dio predicata dal Rabbi di Nazaret.
E’ difficile far capire a chi per svariati motivi è legato al passato che, con la presenza di Gesù, cambiano prospettiva perfino le tradizioni del’AT, della storia di Israele e della Chiesa.
Papa Francesco è illuminante.
Il digiuno si farà, e a lungo anche, ma con tutt’altro cuore, quando “lo sposo sarà tolto”(9,15).
L’allusione è chiara: la tristezza e il pianto per la passione e morte del Maestro; il tradimento e l’abbandono dei discepoli; la persecuzione della chiesa; le falsità di ogni tempo contro i seguaci del Signore; l’umiliazione dell’uomo e della donna: quello sarà il tempo di astenersi dalle gioie della vita, di digiunare, di far penitenza.
Il brano di Matteo sarebbe amaro, se non avesse il versetto riportato sopra: per conservare il vino nuovo del vangelo, che è gioia e passione per la vita, che è dialogo e condivisione, come avviene quando con gli amici si gusta un bicchiere di vino buono, bisogna avere otri nuovi.
La novità degli otri consiste nel fare nuovo il cuore. Compito arduo, ma non impossibile. E’ la presenza del Signore che rende possibile l’impossibile: i discepoli di Gesù non digiunano perché Gesù, lo sposo che da gioia, amicizia, speranza è con loro: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?”(9,15).
Troppe volte crediamo di doverci aggrappare al passato che dà sicurezza, a quello che abbiamo sempre fatto, perché manchiamo di gioia di vivere, di passione per le cose belle, di gusto per l’avventura. Nell’anno trascorso, e in quello nuovo, abbiamo vissuto e forse vivremo con ansia per la drammatica mancanza di lavoro, di svuotamento dei valori della famiglia fondata su un uomo e una donna come genitori; per la grave crisi di riferimento alla morale cristiana, alla dignità dell’uomo e della donna e per la violenza; per le separazioni coniugali, cause di terribili sofferenze che chiedono di venire lenite con dolcezza e amore; in troppe nazioni manca la libertà religiosa e politica.
Qualcuno vorrebbe, come i discepoli di Giovanni Battista e i farisei, digiunare e far digiunare, invece di sforzarci di scorgere nella crisi odierna l’opportunità che ci viene offerta per diventare otri nuovi! E spesso dimentichiamo la verità più importante: il Signore Gesù è in mezzo a noi!
Lasciamoci coinvolgere dalla sua Parola, dalla vita Eucaristica, e dalla presenza della Madre, modello di fede e di speranza, che conosce la sofferenza di essere stata profuga, e ci insegna a fidarci di Dio.
Non c’è limite di età per divenire otri nuovi, gioiosi, sereni e propositivi nel vita familiare e comunitaria. Apriamoci alla speranza che è accoglienza in noi della persona di Gesù nel suo natale: non è una presenza che ci sostituisce nell’affrontare i problemi della casa e del lavoro, della famiglia, del futuro dei figli, ma insieme a Lui possiamo trovare la forza e il coraggio di intraprendere vie nuove, di fidarci di più di noi stessi, di trovare la serenità del cuore e quindi scorgere possibili soluzioni nella vita.
Non il disfattismo o un profetismo di catastrofi, ma ci guidi la fede che si nutre di speranza!
Buon natale e buon anno, allora, con «vino nuovo in otri nuovi»! Auguri alla Parrocchia perché camminando con il Signore Gesù lo faccia nascere nel cuore; auguri ai gruppi parrocchiali e ai collaboratori; auguri agli anziani, ai malati, ai bambini e ai giovani, ai quali va la mia simpatia e il mio incoraggiamento perché guardino con fede a Gesù e vivano la speranza: il Signore è con loro, è con noi, per sempre!
p. Francesco – Parroco
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