«Convertiti e credi al vangelo»: con queste parole «il mercoledì delle ceneri» abbiamo iniziato il cammino di quaresima. Nella liturgia della sera, partecipata da tutta la comunità dei frati e da una numerosa presenza di fedeli, con un notevole gruppo di bambini, ragazzi e di giovani, con lo spirito ancora emozionato per l’annuncio della rinuncia al papato di Benedetto XVI, e rincuorati dal gesto di profetica umiltà di quest’uomo, che unisce in se una profondissima cultura con il dono della sapienza divina, ci siamo posti in cammino quaresimale verso la pasqua.
Dalla Parola del vangelo di Matteo, ho colto le linee guida, «Elemosina – preghiera – digiuno»: sono le tre linee tradizionali della spiritualità ebraica per incontrarci con il Signore, che il Vangelo ci offre all’inizio del cammino quaresimale. Il cristiano, da parte sua, è invitato ad assumere l’impegno quaresimale con degli atteggiamenti spirituali che manifestino la sua buona volontà: umiltà di cuore, docilità di cuore, apertura di cuore. Questi atteggiamenti sono indispensabili per accostarci alle Sacre Scritture, e richiamano la volontà di conversione di chi vuole essere in ascolto della Parola, in silenzio con se stesso, nell’interiorizzazione e nella ricerca della spiritualità evangelica.
Umiltà di cuore è un invito a riconoscere i propri limiti, sapere che si viene dalla terra e alla terra si ritorna: “ricordati uomo, che sei polvere e il polvere ritornerai”; è la seconda formula del giorno delle ceneri, e più che alla morte, richiama da dove proveniamo, dall’humus – terra, per cui nessuno assuma atteggiamenti di arroganza in famiglia, sul lavoro, nel rapporto con gli altri. L’umiltà del cuore va d’accordo con quell’atteggiamento di pazienza necessario per affrontare con amore le divergenze all’interno delle famiglie, delle comunità e delle istituzioni. Da qui sgorga anche la necessità di aiutare quanti vivono nell’indigenza partecipando e condividendo i propri beni.
In questo tempo in cui troppe volte si assiste all’arroganza del falso, del bugiardo, dell’imbroglio, della truffa, dell’offesa gratuita e il tutto mascherato da una presunta verità personale;
nel tempo in cui tutto si pretende, sia nella vita morale come in quella sociale ed economica, senza nulla dare, dimenticando troppo spesso che ci sono anche dei doveri da compiere, come uomini, l’umiltà del cuore richiama alla verità della realtà umana: chi sono io?
Docilità di cuore. Piegare il cuore alla preghiera che è ascolto e non lasciarlo correre ad affannarsi dietro le passioni, le voglie personali mascherate da necessità. Docilità che significa mitezza. Ricordiamo la Parola “Beati i miti”; non accendiamo fuochi di divisione; se offesi sappiamo perdonare per essere obbedienti non solo alla Parola, ma anche a chi della Parola diventa Maestro e parla in nome del Signore. Obbedienza non significa rinunciare alla propria intelligenza, ma proprio perché intelligente e sapiente l’uomo obbedisce, scoprendo in questo atto la propria libertà davanti a Dio e ai fratelli.
Apertura di cuore: lasciarsi condurre. Il libro dell’Esodo è il testo fondamentale per comprendere e vivere la pasqua. Il cammino d’Israele, e della Chiesa, è segnato da due incontri fondamentali: l’alleanza con il Signore al Sinai e al Calvario e il cammino verso la Terra promessa. Quanta fiducia per lasciarsi guidare da Dio e dalle sue Guide lungo aridi deserti della storia, infestati dai serpenti mortiferi del Male, senza acqua e senza cibo, con la sola Parola e con la speranza di arrivare al suo “santo Monte” dove è imbandito un banchetto con pane e vino nuovo in abbondanza!
Il cammino di quaresima ci indica la strada verso la terra promessa e verso la libertà. Fidiamoci di Dio perché è Lui che guida la Chiesa.
p. Francesco – parroco
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