La seconda lettura della Messa del “mercoledì delle ceneri” è tratta dalla Seconda Lettera di Paolo ai Corinzi (2Corinzi, 5,20-6,2). Il brano che ci viene proposto è scelto di proposito per aiutarci ad iniziare il cammino di quaresima verso la pasqua.
Nei versetti precedenti al testo scelto per l’inizio quaresima, Paolo insiste sull’ “amore di Cristo che ci possiede”, ne consegue che le nostre relazioni sono improntate dalla presenza dell’amore di Cristo e ci aprono alla vita con uno sguardo diverso: “se uno è in Cristo è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove” (5,17).
L’uomo nuovo in Cristo vive la vita improntata alla santità e giustizia, al sereno rapporto con gli altri; la memoria del passato e la visione del presente, per quanti hanno lo sguardo di Dio che passa attraverso l’esperienza di Gesù, non sono fini a se stesse, ma vanno utilizzate per far scaturire dalla propria storia indicazioni utili per attivare desideri e speranze e intraprendere percorsi di crescita.
“All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con una persona, che dà vita ad un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Benedetto XVI, Deus Caritas Est). E’ l’incontro con Gesù che cambia l’uomo
Paolo prosegue nella sua esortazione: “In nome di Cristo, dunque siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che vi esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.”
Questa stupenda affermazione mette in evidenza quanto papa Francesco va dicendo dall’inizio del suo ministero ricordando le parole di Benedetto XVI “la Chiesa non è nostra, ma è di Dio”. “Siamo ambasciatori”, parliamo in nome di un Altro, in nome di Dio che tanto ci ha amato in Gesù Cristo e quindi è logico comprenderci, noi sacerdoti e religiosi, come servi inutili, solo per grazia qualche volta utili, ma sempre servi del Signore che per mezzo nostro, opera a favore del suo popolo.
Il ministero della riconciliazione non è per nulla tranquillizzante, non lascia le cose come stanno, non dice al fedele che cerca di riconciliarsi: “ritorna e troverai le cose di prima”, ma crea nuove situazione, nuove relazioni, nuovi modi di essere e di vivere la comunità cristiana: “le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove”.
La riconciliazione non è cancellare un periodo oscuro della vita e tornare al punto zero, chiudere un conto e aprirne uno nuovo, al contrario riconciliarsi porta in se la consapevolezza e la probabilità del male commesso, causa della separazione, e comporta la creazione di una situazione totalmente nuova (“Crea in me, o Dio, un cuore puro”, [Sal 51], un cuore nuovo, fresco, trasparente, non trapiantato), tale da superare ogni umana comprensione e sfociare nella risurrezione.
Riconciliarsi è andare verso l’altra persona in nome del Dio di Gesù che in questo atteggiamento riconosce la vera conversione che la sua Parola ha operato e che dona salvezza. “Lasciatevi riconciliare con Dio”.
p. Francesco – Parroco
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