Dal bollettino di giugno 2011: Comunicazione religiosa: Pentecoste o Babele?

Dopo aver vissuto il secolo XX come il secolo dell’immagine (Heidegger), sembra che quello che stiamo attraversando sia il secolo delle comunicazioni, nel bene e nel male. Ad esempio, oggi il potere è espresso da chi ha in mano e gestisce le comunicazioni.

Nessun dubbio che anche il mondo religioso abbia necessità di utilizzare tutte le forme e le tecnologie della comunicazione. Ma non per ricercare un potere, bensì per caratterizzare sempre meglio la ricerca di Dio. Certo le caratteristiche della comunicazione religiosa sono diverse da quelle della politica, dell’economia, delle aziende, del commercio, della scienza, del mondo militare.

Certamente in principio era la comunicazione (cfr. lectio magistralis di p. Raniero Cantalamessa, 26 aprile 2010) in quanto Dio stesso è comunicazione e non può non comunicare se stesso, secondo quanto recita il primo assioma della comunicazione di Paul Watzlawick della scuola di Palo Alto (California).
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Ma non sempre la comunicazione di Dio raggiunge l’uomo. O meglio è l’uomo stesso a non voler comunicare con Dio, a interrompere la comunicazione con Dio.

L’esempio della Torre di Babele è il simbolo più forte che incontriamo nella Bibbia: la comunicazione religiosa non è interrotta da Dio bensì dall’uomo stesso. L’uomo pensa di essere fonte e oggetto della comunicazione e di poter fare a meno di quella di Dio. Pensa di poter sostituire la propria comunicazione a quella di Dio. La conseguenza è che la sua comunicazione diviene una non-comunicazione: la confusione delle lingue diventa il modo di comunicare dell’uomo che non vede e non sente la comunicazione di Dio. Babele diventa il luogo simbolo della incomunicabilità: l’uomo che parla solo le lingue dell’uomo, anche se le parla tutte, si ritrova nella più profonda incomunicabilità: l’uomo comunica all’uomo le proprie miserie senza uscire dalla sua situazione.
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Si tratta della comunicazione umana di ogni tempo e pertanto anche dei nostri giorni: tutti pensano di essere al centro di ogni comunicazione, oggi tutti siamo visibili e raggiungibili da ogni punto del pianeta, basta saper utilizzare i new media. Tutti visibili e tutti in comunicazione tra di noi, tutti in rete, ma in realtà tutti soli e tutti sordi, incapaci di ascolto e di vera comunicazione. La conseguenza è che senza comunicazione spirituale comunichiamo solo le nostre miserie, e la somma delle miserie non fa delle grandezze, ma semplicemente un insieme di miserie umane.

A livello religioso il quadro sembra ancor più problematico: ognuno pensa di essere in grado di scegliere il proprio Dio, senza rendersi conto che si tratta di neopaganesimo. È la peggiore delle tentazioni, quella che il vangelo classifica come il peccato contro lo Spirito (Mt 12, 31-32; Mc 3,29; Lc 12,10): il dramma è credere di essere persone autenticamente religiose e non accorgersi di essere immersi nel paganesimo, pensare di credere in Dio ma in realtà credere negli dèi costruiti dall’uomo.

Di che cosa abbiamo bisogno allora?

Abbiamo bisogno della Pentecoste, dello Spirito che discenda ancora e sempre su tutti, purificante e illuminante. Abbiamo bisogno di trasformare il non-dicibile di Dio nel dicibile dell’uomo. Abbiamo bisogno che la nostra comunicazione abbia non solo la lingua dell’uomo, ma sia anche espressione dello Spirito e della voce di Dio.

Per fare questo dobbiamo evitare i limiti di fondo della comunicazione moderna: che è prettamente orizzontale, superficiale, quasi sempre manipolata o manipolabile, venale e commerciale. Non è secondario ricordare che la comunicazione moderna è uno dei paradigmi dell’economia e del mercato, forse il principale. Parlare di comunicazione moderna senza gli aspetti commerciali sembra oggi impossibile. E invece la comunicazione religiosa non può e non deve avere questa caratteristica, pur sapendo che esiste un mercato del simbolismo religioso, pur sapendo che c’è una commercializzazione dei fenomeni religiosi. Il cristiano deve essere libero da questo pesante condizionamento.

Quale volto di Dio ci viene comunicato dalla commercializzazione religiosa? Il volto della magia, degli effetti straordinari, delle fantasie malate, delle presunzioni, del vuoto religioso, di una Babele religiosa. Dobbiamo essere attenti invece al fatto che la comunicazione religiosa sia autentica ed efficace.

Per questo la gratuità è fondamentale: «dobbiamo tornare ad un linguaggio essenziale, povero, capace di introdurre i grandi temi, le verità ultime» (Ravasi).

Dato poi che la comunicazione non consiste in uno scambio di informazioni, ma in un coinvolgimento esistenziale, perché la comunicazione religiosa sia autentica non può esserci senza coinvolgimento nella vita di Dio.

Comunicazione religiosa autentica viene solo da persone che fanno esperienza di Dio, non importa se intellettualmente coinvolte o no, se televisivamente efficaci o no.

Se il visibile si accompagna all’essere, così anche l’invisibile diventa visibile se si accompagna all’essere. L’invisibile di Dio è divenuto visibile nell’essere di Gesù. L’invisibile di Dio diventa visibile nell’essere di ogni cristiano che vive la Pentecoste.

Per questo nella Babele di oggi il dono dello Spirito santo a Pentecoste suscita una straordinaria capacità comunicativa, riapre i canali di comunicazione interrotti a Babele e ristabilisce la possibilità di un rapporto facile e autentico tra gli uomini nel nome di Gesù Cristo.

Vogliamo essere comunicatori della presenza di Dio, ma prima, per sapere chi è Dio e quale Dio vogliamo comunicare, «dobbiamo inginocchiarci ai piedi della Croce» (Moltmann). Se vogliamo imparare a comunicare, dobbiamo contemplare la Croce, lasciarci folgorare dal Figlio crocifisso.

La vita intima di Dio potrà essere comunicata a Pentecoste se avremo partecipato alla passione di Cristo, se avremo compreso il senso della Passione e morte di Cristo, se avremo fatto esperienza della sua risurrezione, se avremo capito i gesti di Dio nei confronti dell’uomo.

Solo allora i nostri gesti e le nostre parole, specie nelle liturgie, avranno il fuoco dello Spirito, solo allora aiuteranno a fare esperienza di Dio.

Altrimenti saranno gesti e parole vuote, mero contributo alla nuova Babele.

p. Cristiano

1 giugno 2011
Orari delle S. Messe

Dal Lunedì al Venerdì:
8.00 - 9.00 - 10.00 - 18.30
Sabato: 8.00 - 9.00 - 10.00 - 19.00
Domenica: 8.00 - 9.00 - 10.00 -
11.00 - 17.00

Sacramento della Riconciliazione

Dal Lunedì al Sabato:
8.30 - 10.30 ~ 16.00 - 18.00
Domenica: 7.30 - 12.00 - 16.00 - 18.00

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