Che la nostra società, non solo italiana ma europea e mediterranea, per non dire mondiale, viva in un momento di profonda crisi credo sia un fatto più che evidente.
Che la crisi abbia molti aspetti, da quello economico e finanziario a quello sociale, a quello ideale, morale e spirituale è altrettanto evidente.
Che qualcuno pensi di essere al di sopra o al di fuori della crisi credo sia un pensiero che possono avere solo degli incoscienti o dei presuntuosi. Così pure se qualcuno crede di avere la soluzione immediata credo si tratti di persone illuse o demagoghe.
Il fatto è che viviamo una crisi profonda di cui forse non vedremo neanche la fine, in quanto credo si tratti di crisi epocale che avrà bisogno di più di qualche decennio per trovare vie di soluzione stabili.
Per uscire dal dopo impero romano ci sono voluti secoli di medioevo, con tante luci e tante ombre; per uscire dal medioevo ci sono voluti secoli di rinascimento e di modernità, con luci e ombre; per uscire dal rinascimento e dalla modernità, e credo sia questa la nostra crisi, ci vorranno secoli, con tante luci e tante ombre.
Credo che il primo pensiero debba proprio essere questo: la nostra crisi non è generazionale, non è limitata ai nostri tempi, non è solo una questione di piccoli uomini al governo delle nazioni, ma si tratta di una crisi epocale che avrà bisogno di molte generazioni e di grandi uomini per trovare soluzione duratura e nuova luce in mezzo a tante ombre che pure rimarranno.
C’è bisogno anzitutto di uno spirito nuovo: ogni epoca ha trovato soluzione alle grandi crisi attraverso l’elaborazione di nuove forme di spiritualità a cui hanno fatto seguito anche forme sociali innovative e nuove politiche. Ma il tutto è sempre stato alimentato da animi profondamente nuovi a livello spirituale.
Se c’è una carenza grave ai nostri tempi è proprio questa: di cercare soluzioni senza un punto di partenza spirituale. Allo spirito preferiamo la scienza e la tecnica, nuove forme ideologiche che hanno sostituito quelle di origine filosofica, destinate allo stesso decadimento e alla stessa fine, perché l’illusione è sempre la stessa: quella di fare senza lo Spirito.
Eppure sono molti quelli che si propongono come nuovi profeti di spiritualità, come già successo in passato, ma quali potranno essere veri profeti di futuro?
Dovranno essere certamente persone forti, come chiedeva san Benedetto quando parlava del fortissimum genus monachorum: forti nell’opporsi al male, forti nella fedeltà al Vangelo, forti nella comunione con la Chiesa, forti nella carità e nella misericordia, forti nell’intelligenza dello Spirito.
Credo che questa sia la seconda carenza dei nostri tempi: non abbiamo generazioni di persone forti in questo senso. Siamo sempre più forti nel corpo, abbiamo allungato la vita, ma abbiamo spento lo Spirito. Bisognerà lavorare e pregare perché possano crescere persone forti sia nel corpo che nello Spirito, perché solo così saranno persone equilibrate e propositive.
I nuovi profeti, nel senso di annunciatori di vita nuova, dovranno essere anche persone capaci di radicalità evangelica e di critica profonda e seria sul mondo.
È tempo di tornare al messaggio evangelico in modo pieno e autentico, senza edulcorazioni e filtri culturali, senza deformazioni di comodo o letture politiche o psicologiche.
Ma è anche tempo di una critica forte e precisa ad ogni logica che escluda lo Spirito dalle possibilità umane o lo riduca a piccolo strumento destinato a poveri e derelitti del mondo.
È tempo di gridare al nostro mondo che senza lo Spirito non c’è
p. Cristiano
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